Hermann Hesse Sono tanti gli scrittori che, anche in passato, si sono fatti fotografare completamente nudi . Ciò potrebbe sorprendere, specie se si pensa che molti degli scrittori di cui si parla erano assai famosi quando decisero di mettersi in posa senza veli. Ovvero, le loro fotografie nature non erano mosse pubblicitarie atte a renderli celebri (magari con uno scandaletto montato ad arte), ma erano scatti a persone celebri che accettavano (o chiedevano) di essere immortalate nude. Gabriele D'Annunzio Non è, ovviamente, possibile indagare le motivazioni che portarono ognuno di tali scrittori a scegliere di posare nudo. Vale la pena, però, riflettere che, probabilmente, nessun altro artista come uno scrittore (e con il termine si intende indicare anche il poeta) è abituato a mostrare se stesso al proprio pubblico di lettori . Abituato, se grande scrittore, a mettere a nudo la propria anima . Abituato, se sincero, a dare corpo alle emozioni . Abituato
Sherlock Holmes. Gioco di ombre firmato da Guy Ritchie con Robert Downey Jr. (nel panni di Holmes) e Jude Law (in quelli di Watson) dà seguito alla prima avventura portata sullo schermo dal regista e dai due attori. Il pericolo di cadere nella stanca ripetizione era in agguato, ma il nuovo film è, non solo sicuramente degno del primo, ma, forse, addirittura superiore. Il fatto è che, ormai, gli spettatori conoscono la rilettura dei personaggi voluta dal regista e questi ha potuto farne un approfondimento, non mancando di aggiungere un personaggio in più che ha dato un tocco di novità e piacevole sorpresa alla trama: “l’altro Holmes”, ovvero, il fratello maggiore di Sherlock, impersonato dal grande Stephen Dry , indimenticabile protagonista del film Wilde . L’avventura in cui sono coinvolti Holmes e Watson è resa sullo schermo in modo assai dinamico: i due ricordano (con richiami visivamente espliciti) i protagonisti di Mission Impossible e di James Bond (specie nella se
La locandiera di Carlo Goldoni per la regia di Pietro Carriglio è distantissima da ogni cliché interpretativo cristallizzatosi nel corso dei secoli, sia sul ruolo del titolo sia, più in generale, a danno dei testi goldoniani. Carriglio, infatti, non concede all’interprete alcun ammiccamento indirizzato al pubblico in sala e, più in generale, elimina mossette, inchini e giravolte dalle movenze di tutti gli attori. A interpretare Mirandolina ha chiamato Galatea Ranzi , grande attrice di provenienza ronconiana, che ben si adatta alla visione di Carriglio: la sua è una Mirandolina “asciutta”, borghese e calcolatrice. Attenta al suo, scaltra quanto basta, risoluta e affarista, la Mirandolina della Ranzi è una donna che sa tenere la schiena dritta pur non essendo minimamente ingessata. Una donna che conduce il gioco della seduzione e lo porta fino a un punto di rottura tale che, alla fine, a rimanerne scottata è anche lei, oltre, ovviamente, il Cavaliere sua preda. Infatti, come tutti s
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