Quando l’amato è distante

I Sonetti dell’amore oscuro di Federico García Lorca tornano in libreria, tradotti della poetessa Giovanna Musolino, editi dall’editore Stella (Rovereto, Trento).
Si tratta di un canzoniere di sole 11 poesie rimaste inedite fino al 1984 e di cui gli eredi del poeta (morto nel 1936) avevano perfino negato l’esistenza. La causa di tanta reticenza, molto probabilmente, sta nel fatto che i componimenti d’amore sono dedicati a un uomo e gli eredi non gradivano il particolare…
Sono poesie intense, quelle di García Lorca, che trovano alimento dalla distanza dell’amato; un amato sempre presente nel cuore e nell’anima del poeta, ma, paradossalmente, distante anche quando materialmente presente («Tu non saprai mai quanto ti amo / perché in me dormi chiuso nel tuo sonno» afferma il poeta in L’amore dorme nel petto del poeta e ha tutta l’aria di un rimprovero rivolto a un amante distante).
Ecco che nel canzoniere dell’amore oscuro (perché non lo si può vivere alla luce del sole) suonano versi carichi di malinconia, di paura, di dolore e di nostalgia… E i timori del poeta vengono da lui esplicitati e raccontati all’amato, per intenerirlo e per cercare in lui segni d’amore, come in Il poeta dice la verità: «Voglio dirti piangendo la mia pena / affinché tu mi ami e per me pianga».
È un poeta che trema, García Lorca, trema per la paura, una paura che nasce direttamente dall’intensità del sentimento e che, però, non gli impedisce di confessare all’amato i propri timori, come avviene in modo sublime in Sonetto del dolce lamento: «Ho timore di perdere la  meraviglia / dei tuoi occhi di statua e l’accento / che mi pone di notte sulla guancia / la solitaria rosa del tuo respiro».
E se l’amato è distante, allora non resta che sperare di raggiungerlo (ed essere raggiunti) o con la parola scritta o con quella orale, perché grande è il potere della parola per un poeta… E grandissima era la parola poetica di Federico García Lorca…

Commenti

Post più visti del mese

Il corpo nudo dello scrittore

La relazione atipica tra Holmes e Watson

La vera sconfitta è Mirandolina